RIFLESSIONE. A CURA DEI RAPPRESENTANTI DI ISTITUTO

Studenti, professori e genitori. 

È difficile trovare le parole davanti a un’ingiustizia così devastante come l’ultimo femminicidio. Questo evento non è solo un crimine contro un individuo, ma un attacco diretto alla nostra umanità e ai valori su cui costruiamo la nostra società. La violenza non può mai essere giustificata, e dobbiamo unirci nel rifiutarla con determinazione. Questo tipo di violenza non trova posto nel mondo che vogliamo costruire, non può essere ignorata o minimizzata. Ognuno di noi sente il peso di questa tragedia e insieme rifiutiamo categoricamente ciò che rappresenta. Le parole possono sembrare limitate di fronte a un’atrocità così profonda, ma è fondamentale che la nostra voce si faccia sentire. Ora è il momento di essere la generazione che si impegna per un reale cambiamento. Non possiamo permettere l’indifferenza, né tollerare discriminazioni o atti di violenza. È nostro dovere difendere il diritto inalienabile di ogni persona: vivere. Uniti come comunità, possiamo fare la differenza. Possiamo trasformare il nostro sdegno in un impegno concreto per un mondo in cui la sicurezza, il rispetto e la vita siano garantiti a tutti. 

Insieme, possiamo davvero fare la differenza.

Se persone come Filippo Turetta si definiscono come uomini, facciamo fatica a definirci tali.  Grazie per il vostro impegno e per essere parte di questa lotta che va oltre noi stessi e che riguarda il cuore stesso della nostra società.

I rappresentanti degli Istituti Redentore,

Francesco Avanzini, Francesco Bompieri, Lorenzo Mattei.